Il nome Riofiume dovrebbe derivare
dal latino “AERIS FLUMEN” (fiume del rame), ma nonostante le assidue
ricerche giacimenti di rame non sono mai stati individuati, piuttosto
potrebbe trattarsi di un trasferimento di topo nomino, infatti, non
dimentichiamo che esiste il vicino fosso Eri dove in epoca romana (II
sec.A.C.) esisteva un monumentale complesso termale (Aquae Caeretanae).
Questo fiume si origina nella zona compresa tra il Monte Tolfaccia e
Bandita Grande e percorre una lunghezza di circa 10 km per poi sfociare
presso S.Severa. Il territorio indagato lungo il Riofiume si trova
compreso tra le località di Monte Ianni a nord-ovest e Pozzo di Ferro a
sud.
L’area di nostro interesse nonostante sia circondata da presenze
preistoriche (Tolfaccia, Freddara, Tufarelle) fu esplorata una sola
volta in
tutta la sua estensione (S. Bastianelli, St.Etr.vol.16,1942) e per tale
motivo oggi di molte tombe sappiamo soltanto la località topografica
(M. Ianni, Macchia di S. Caterina, Ara del Frassino). Percorrendo il
fiume verso nord incontriamo una ripida collina (409m s.l.m.)
denominata Pozzo di Ferro, ai suoi piedi è visibile una piccola piana,
dove emergono dei sassi rotondi (roccia sedimentaria, diamentro 20-70
cm) conficcati nel terreno. La loro disposizione non è casuale ma è
volta a formare dei corridoi e dei cerchi. Quest’ordinamento ci fa
intendere che siamo di fronte a fondi di capanna il cui diametro varia
da 3 m a 7 m, forse di epoca neolitica. Risalendo i piedi del colle
troviamo una strada di epoca medioevale e dei frammenti di tegola
attinenti a una villa rustica di epoca romana (II sec.A.C.).
Proseguendo più a nord, adiacente alla riva del fiume, troviamo una
decina di blocchi semilavorati di roccia sedimentaria (tipo macigno)
appartenenti a un muro a secco e a dei terrazzamenti. A poca distanza
dai fondi di capanna troviamo una seconda strada lastricata di epoca
medioevale che conduceva all’antica città di Tolfa Nuova (XI sec.D.C.)
sita sopra il monte Tolfaccia. Presso di questa strada sono presenti
blocchi di arenaria sparsi sul terreno che ci sv elano la presenza di altre
strutture murarie a secco appartenenti a fondi di abitazioni
preistoriche. Sappiamo che sul lato sud-est di Pozzo di Ferro furono
trovati un dolio di ceramica a impasto e frammenti di ceramica impressa
attribuibili al bronzo medio I-II(1700-1500 A.C.)(F.Di Gennaro, mainz
am rhein 1990), possiamo concludere che la presenza di questi blocchi
di arenaria, non attinenti alla geologia del luogo che invece presenta
marne chiare, sono da intendersi come resti di terrazzamenti e
abitazioni attribuibili all’età del bronzo recente. Tale ipotesi è
avallata anche da una probabile presenza abitativa in località
Pantanelle a sud-ovest di Pozzo di Ferro (C.Persiani, BPI vol.83,
1991-1992) dove fu trovata una scodella carenata. A nord di Pozzo di
Ferro troviamo monte Ianni, qui percorrendo il suo fianco est scopriamo
cinque tombe e le fondamenta di una grande struttura a pianta
rettangolare. Le prime due sepolture sono formate da una fossa
rettangolare (3x2 m) ricoperta da blocchi di arenaria, la terza è ciò
che resta di un tumulo di terra e pietrisco che copriva una base
ellittica (assi 4 m e 2 m) fatta di blocchi di arenaria. La quarta
struttura ha la forma di un triangolo equilatero (lato 1 m) e questo ci
fa supporre che siamo davanti ad un’insolita tomba a pozzetto
dell’età del ferro oppure molto più probabilmente a un pozzo utilizzato
per riti sacri o come dispensa alimentare. L’ultima sepoltura è una
tomba a fossa rettangolare (150x50 cm) scavata nella roccia
sedimentaria.Tale tipologia di tombe è specifica dei Monti della Tolfa
ed è distribuita in varie località vicine a monte Ianni (Ara del
Frassino, Fontanile della Nocchia, Il Termine, La sconfitta) per un
totale di ventuno tombe individuate (C.V.Petrizzi, in Da Agylla a
Centumcellae, 1992.). In base allo scarso corredo ritrovato si tratta
di tombe etrusche di epoca orientalizzante e arcaica (VIII sec.A.C –
III sec.A.C.). Infine della grande struttura a pianta rettangolare
(18x12 m) restano solo le fondamenta costituite di blocchi di arenaria
(lato 50-70 cm) rozzamente squadrati, lo stesso materiale delle
sepolture a fossa. Le fondamenta sono presenti anche all’interno della
struttura e questo ci fa capire che siamo di fronte ad un edificio
suddiviso in almeno due stanze, le cui pareti interne sono parallele ai
lati corti della costruzione. Questi elementi uniti al fatto che non
c’è assoluta presenza di resti in muratura o di mattoni crudi ci fanno
supporre che si tratta di una casa etrusca risalente al VII-VI sec.A.C.
costruita con mura di fango e paia e un tetto di stuoia a doppio
spiovente. Un’importante scoperta vista la totale assenza in
bibliografia di tali ritrovamenti sui monti della Tolfa.
  




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