Presso
di S.Severa, in località Grottini, è presente un’area di circa 2 ettari
da cui emergono delle mura di epoca romana. Queste mura, tutte
parallele tra loro, fuoriescono dal terreno in corrispondenza della
costa e si trovano per una lunghezza di circa 200 m, il che fa supporre
che si tratti di almeno due costruzioni distinte. Probabilmente quando
Rutilio Namaziano (De Reditu 415 D.C.), navigando lungo la costa, parla
delle bellissime ville di Pyrgi si riferiva anche a queste ville. La
zona anche se conosciuta archeologicamente non è mai stata soggetta a
uno scavo sistematico, anche nell’800 durante i molti scavi diretti
dalla duchessa Sermoneta risulta che la zona fu usata solo come
pascolo, probabilmente perché di proprietà dell’ordine del S.Spirito.
Le mura cementizie sono in blocchi di roccia sedimentaria (marna
argillosa e compatta), tipica del nostro litorale. Le dimensioni medie
delle mura sono di 70 cm di spessore per 1m di altezza, questo unito
alla mancanza di un parametro esterno (opus reticolatum ecc.) ci fa
capire che stiamo guardando i muri usati come fondamenta per gli
edifici.Dal materiale disperso in superficie, possiamo far risalire
l’epoca di queste ville al I sec. D.C. e l’assenza di peschiere ci fa
capire che erano delle ville dell’otium (ville residenziali). Tracce di
bruciatura nella stratigrafia ci fanno capire che le abitazioni furono
incendiate e molto probabilmente questo accade con il passaggio dei
visigoti di Alarico durante il sacco di Roma (410 D.C.). Interessante
è la venuta in luce dopo le forti mareggiate del 2006-2007 di un
deposito fossilifero e di fondi di una capanna preistorica. La capanna
preistorica si trova su un basamento conglomeratico sedimentario di
circa 10mq, su tale piattaforma emergono dei fori circolari, disposti
regolarmente, di circa 10cm di diametro e di 20-40cm di
profondità (i fori sono invasi comunque dal sedimento marino).
Poiché lo strato sabbioso sovrastante è olocenico, possiamo supporre
che si tratta di fori per delle palafitte del neolitico. Interessante è
una roccia sedimentaria ovoidale di circa 30 cm di diametro che
presenta una probabile pittura rupestre di un cervo,l’analisi spettrale
mediante imageJ ha confermato che il colore nero è una seconda
superficie spalmata sulla prima e non un effetto di
ossidazione,purtroppo una successiva ricognizione in data 2008 ha
riscontrato che la roccia è stata asportata(forse dalla mareggiata o
forse dai soliti predoni!). Il deposito fossilifero è diviso in due
netti strati: il primo è di roccia calcarea cementata e presenta
soltanto esemplari di ostrea edulis (ostrica), il secondo di tipo
calcareo-arenoso (conglomerato) presenta dei pettinidi (forse
acanthocardia tuberculata) questi molluschi bivalvi vivevano in un
clima tropicale a profondità diverse, l’ostrica edulis vive a
profondità medie di circa 50m, mentre il pettinide in discussione vive
in ambienti costieri di tipo fangoso-lacustri. Questa differenza di
profondità spiega il perché di una tanto marcata separazione dei due
tipi di molluschi bivalvi nei due strati che si sono formati ovviamente
in fasi differenti, ma durante la stessa epoca, che in base alla geologia
dell’Italia corrisponde ad un periodo che oscilla tra il medio e ultimo
pliocene. Inoltre il fatto che i due ammassi di molluschi siano
“rimescolati” ci indica che sono due depositi alloctoni
trasportati sulla costa dall’erosione e quindi lo strato originale si è formato durante il
medio pliocene (2.6 milioni di anni fa) con il sollevamento della costa
laziale.

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