Sulla riva ovest del fosso Marangone, esattamente sul confine
tra la città di Civitavecchia ed Allumiere è presente una singolare struttura quasi
circolare di epoca preistorica. La località è topologicamente conosciuta come
Macchia della Codata (localmente Codata delle Macine). La struttura è costruità
in pietra a secco, il pietrame è costituito da una roccia sedimentaria di
colore biancastro per l’alto contenuto di calcare, probabilmente originatasi da
un’ argilla del miocene. La forma della struttura in altezza è leggermente
tronco conica, da un’analisi visiva risulta che è composta da almeno tre cerchi
concentrici (diametro esterno circa 13m) interrotti da quello che sembra un ingresso di
forma trapezoidale. Nel cerchio più
interno è presente una fossa ovoidale lastricata con pietra delle dimensioni di
circa 2 m x 1m. La struttura non sembra avere una qualche orientazione astrale.
Il sito preistorico fu scoperto da A.Maffei dell’associazione Centum Cellae di Civitavecchia nel 1961 dopo un disboscamento
e fu indagato nel 1968 dal prof.Renatao Peroni il quale da noi interrogato ci
disse che non vi trovò alcun reperto, ma ad alcune decine di metri scoprì una
tomba a pozzetto rettangolare, lastricata di pietre a secco, risalente al IV
sec.A.C. Il
sito preistorico è comunemente conosciuto col nome di “Labirinto della Codata” . Sappiamo che le tombe ellittiche
della Vetulonia etrusca riprendevano un’aspetto tipico del periodo di transizione
neolitico-eneolitico (A.Zifferero,MEFRA
vol.118,2006) ed in particolare la cosiddetta ” Tomba del Duce” è molto simile
al Labirinto della Codata. Altre strutture analoghe sono la tomba di Murgia
Timone indagata da U.Rellini e D.Ridola (fine del neolitico) e le tombe
circolari (prima età del ferro) dell’isola Elba. A circa 500m dal labirinto, in
località Le Macine, è presente un villaggio della media età del bronzo
(1700-1400 A.C.) indagato a più riprese
da A.Maffei (1961 e 1971). Durante un escursione a circa 100m dal sito
archeologico abbiamo individuato l’entrata di una grotta (ora franata) e due
tombe,una a pozzetto rettangolare (Peroni?) e l’altra provvista di un dromos
(corridoio di entrata), infine vicino al fosso Marangone abbiamo trovato una
singolare struttura di forma piramidale parzialmente ricavata da una roccia
sedimentaria (tipo macigno), forse doveva essere un cippo che indicava la
presenza dell’area sacra. Sappiamo che strutture labirintiche di forma
circolare o spirale sono collegate all’antico culto della Dea Mater, un culto
monoteistico che parte dal paleolitico superiore ( venere di Willendorf 25000
A.C.) e che si sviluppa a pieno in tutto il Mediterraneo e nell’Europa dell’
est a partire dall ‘età del bronzo (2500 A.C.). Il labirinto-spirale
rappresenta dunque l’ombelico della Dea Madre, alla quale l’uomo preistorico
era devoto. Ci sono labirinti più recenti anche in Svezia (Trojaborg 1200 A.C.)
nei quali durante il medioevo la ragazza si poneva nel centro e aspettava il
ragazzo che percorrendo il labirinto arrivava da lei e la baciava per
suggellare una proposta di matrimonio, una chiara reminiscenza di un culto
legato alla fertilità. Sappiamo con certezza che i Monti della Tolfa sono
legati al culto della Dea Mater almeno dal neolitico (7800 A.C.) grazie alla
scoperta della “venere di Marmotta” nel
lago di Bracciano (F.Delpino,BPI,vol.91-92,2001). Possiamo concludere che il ”
Labirinto della Codata” era sicuramente attinente al vicino villaggio della
Macine e più che una tomba di un capo doveva essere una vera ara sacra preistorica. Infatti la buca centrale doveva fungere per
qualche rito propiziatorio sia di tipo ctonio (il defunto veniva posto nella
buca tramite un rituale prima di essere seppellito in una tomba) che di
passaggio sociale (il fanciullo poteva entrare
nella buca e dopo un rituale rialzarsi come uomo –cacciatore o guerriero).
Analizzando soprattutto il circolo di pietre di Murgia Timone e facendo un
confronto con la pietra grezza con cui è fatto l’ara sacra della Codata
possiamo sicuramente datare la struttura almeno al medio bronzo (1700 A.C.). Incertezze
a parte il “labirinto della Codata” è unico nel Lazio e forse in Italia, come
sia potuto passare nel dimenticatoio non ce lo possiamo spiegare, ma
sicuramente andrebbe valorizzato e una ripulitura, fatta anche da volontari se
i soldi non ci sono, sotto la supervisione della sovrintendenza archeologica è
urgente e necessaria, prima che scompaia sotto l’aratro. ![]() ![]() |